La Tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca la tiroide. È la causa più comune di ipotiroidismo.
È causata da una risposta autoimmune in cui il corpo produce anticorpi contro la tiroide, danneggiandola e compromettendone la funzionalità.
Tiroidite di Hashimoto: partiamo dalla Tiroide
La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla situata nella parte anteriore del collo, proprio sotto il pomo d’Adamo. È composta da due lobi, destro e sinistro, ed è una delle ghiandole più importanti del sistema endocrino in quanto produce ormoni essenziali per la regolazione di molte funzioni corporee. La funzione principale della tiroide, attraverso gli ormoni T3 e T4 è di regolare la velocità con cui le cellule producono energia e sono fondamentali per il corretto funzionamento del cuore, dei muscoli e del sistema nervoso. Inoltre tali ormoni influenzano lo sviluppo cerebrale e la crescita fisica, specialmente nei bambini, ed è responsabile del mantenimento della temperatura corporea costante.
Tiroidite di Hashimoto: i sintomi
La Tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune che colpisce la ghiandola tiroidea creando un’infiammazione cronica. Può manifestarsi con una varietà di sintomi, alcuni dei quali possono essere simili ad altre condizioni.
I sintomi principali della Tiroidite di Hashimoto includono:
- aumento ponderale o difficoltà nel perdere peso
- stanchezza persistente
- dolori muscolari e articolari
- stitichezza e gonfiori addominali
- alterazione del ciclo mestruale
- viso e occhi gonfi
- intolleranza al freddo
- pelle e capelli secchi
- caduta capelli e unghie fragili
- gozzo
- umore variabile
Molte di queste manifestazioni possono essere comuni anche ad altre condizioni, quindi la diagnosi di Hashimoto deve essere confermata tramite esami del sangue che valutano i livelli di ormoni tiroidei (TSH, T4 libero) e la presenza di anticorpi antitiroidei come (anti-TPO, anti-Tireoglobulina).
Cosa comporta la Tiroidite di Hashimoto?
La Tiroidite di Hashimoto comporta diverse conseguenze che possono influenzare vari aspetti della salute a causa della sua natura autoimmune e del suo effetto sulla funzione tiroidea.
Principalmente determina un ipotiroidismo, una condizione in cui la tiroide non produce sufficienti quantità di ormoni.
Gli ormoni tiroidei sono cruciali per il metabolismo, la crescita e lo sviluppo. Questa condizione quindi porta inevitabilmente ad un rallentamento nel metabolismo generale dell’organismo con incremento del peso ponderale.
L’ipotiroidismo può influenzare anche i livelli di colesterolo nel sangue, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari.
Essendo una malattia autoimmune, questa infiammazione della tiroide comporta una risposta immunitaria anomala in cui il corpo attacca i propri tessuti. Ciò può predisporre a ulteriori malattie autoimmuni, come il diabete di tipo 1, la celiachia, l’artrite reumatoide, il lupus e altre malattie autoimmuni.
Questo tipo di manifestazione colpisce soprattutto il mondo femminile le quali possono presentare cicli mestruali irregolari, infertilità e complicazioni durante la gravidanza, come l’aborto spontaneo e il parto prematuro.
Anche se in percentuale minore, gli uomini possono avere problemi di fertilità a causa di alterazioni nei livelli ormonali.
Il trattamento della Tiroidite di Hashimoto di solito comporta la terapia sostitutiva con levotiroxina, un ormone tiroideo sintetico, che aiuta a normalizzare i livelli ormonali nel sangue. Il monitoraggio regolare degli ormoni tiroidei e l’adeguamento della dose del farmaco sono essenziali per gestire la malattia e alleviare i sintomi.
Tiroidite di Hashimoto e dolori articolari
Come anticipato nel primo paragrafo, la Tiroidite di Hashimoto può essere associata a dolori articolari, un sintomo che si manifesta spesso nei pazienti affetti da questa patologia per vari motivi.
Il primo è dovuto al fatto che il rallentamento del metabolismo dell’organismo può influenzare anche la funzionalità dei muscoli e articolazioni, determinando debolezza e rigidità nei movimenti.
Il secondo, essendo la tiroidite una malattia autoimmune che genera un’infiammazione, tale condizione può coinvolgere altri apparati come quello muscolo-osseo-articolare causando disagio e dolori.
Il terzo motivo è che le persone con Hashimoto hanno un rischio aumentato di sviluppare altre malattie autoimmuni, tra cui l’artrite reumatoide, che ha come sintomo principale rigonfiamento e dolenzia molto significativi a livello delle articolazioni.
Per gestire al meglio i dolori articolari, ci sono delle strategie utili:
- trattamento dell’ipotiroidismo, la terapia farmacologica può alleviare molti dei sintomi, compresi i dolori articolari;
- esercizio fisico, l’attività fisica regolare, come stretching o pilates, può migliorare la flessibilità e ridurre la rigidità articolare;
- dieta, una dieta equilibrata, ricca di nutrienti anti-infiammatori, può aiutare a ridurre i sintomi;
- terapie complementari come la fisioterapia, il massaggio terapeutico o l’agopuntura possono essere di forte ausilio.
Se i dolori articolari persistono o peggiorano nonostante il trattamento è consigliabile consultare uno specialista, come un reumatologo, per una valutazione più approfondita e per escludere altre condizioni autoimmuni o problemi articolari specifici.
Tiroidite di Hashimoto e aumento di peso
Come anticipato nei paragrafi precedenti l’effetto principale che la tiroidite ha sul nostro organismo è il rallentamento del metabolismo con conseguente incremento ponderale progressivo o una difficoltà nella perdita del peso anche se si è in un regime dietetico controllato.
Tutto ciò accade perché l’ipotiroidismo, se non curato, può determinare una serie di fattori come la ritenzione dei liquidi che contribuisce al gonfiore e all’aumento di peso.
La carenza di ormoni tiroidei altera il modo in cui il corpo deposita e brucia i grassi determinando un aumento della massa grassa e a una riduzione della massa muscolare.
La stanchezza e la debolezza muscolare inoltre possono ridurre il livello di attività fisica, contribuendo alla riduzione del dispendio energetico.
Per gestire l’aumento di peso associato alla Tiroidite di Hashimoto, è importante seguire un approccio globale che oltre a comprendere terapia farmacologica, dieta e attività fisica preveda anche l’idratazione perché bere molto può aiutare a ridurre la ritenzione idrica e promuovere un metabolismo sano.
Infine, da non sottovalutare è la gestione dello stress che influenza negativamente la ghiandola, pertanto pratiche come la meditazione, la respirazione, lo yoga insieme ad una buona qualità del sonno, possono essere molto utili.
Tiroidite di Hashimoto e pancia gonfia
La ridotta attività tiroidea può rallentare anche il transito intestinale, causando costipazione e stitichezza, due disturbi molto comuni associati all’ipotiroidismo e che possono contribuire a determinare un gonfiore addominale molto fastidioso.
Altre cause del gonfiore potrebbero essere legate ad un’intolleranza al glutine e/o lattosio spesso presenti in pazienti con Hashimoto. Se non riconosciute subito, le intolleranze potrebbero determinare disbiosi intestinali che possono peggiorare lo stato di alterazione dell’intestino.
Consigli Pratici contro il gonfiore addominale:
- mangiare lentamente e masticare bene il cibo per ridurre l’ingestione di aria;
- evitare bevande gassate e gomme da masticare, che possono aumentare l’ingresso di aria;
- tenere un diario alimentare per identificare i cibi che causano ulteriore gonfiore;
- utilizzare tisane a base di finocchio, menta e anice stellato per facilitare l’eliminazione di aria in eccesso nell’addome.
Che differenza c’è tra Tiroidite di Hashimoto e Ipotiroidismo?
La Tiroidite di Hashimoto è una causa comune di ipotiroidismo, ma non tutti i casi di ipotiroidismo sono dovuti alla tiroidite di Hashimoto.
La Tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune specifica che spesso causa ipotiroidismo.
L’Ipotiroidismo è una condizione di bassa funzionalità tiroidea che può derivare da molte cause diverse, inclusa la tiroidite di Hashimoto.
Diagnosi della Tiroidite di Hashimoto comporta la ricerca di anticorpi specifici e segni di infiammazione tiroidea, mentre l’ipotiroidismo si diagnostica principalmente attraverso i livelli degli ormoni tiroidei nel sangue.
Il trattamento dell’ipotiroidismo consiste nella somministrazione di ormoni tiroidei sintetici, mentre la Tiroidite di Hashimoto viene gestita trattando i sintomi e l’eventuale ipotiroidismo conseguente (detto anche ipotiroidismo secondario).
L’Ipotiroidismo
L’ipotiroidismo è una condizione in cui la tiroide non produce abbastanza ormoni tiroidei per soddisfare le necessità del corpo e può essere causato dalla Tiroidite di Hashimoto, da una carenza di iodio, da un trattamento con radiazioni, da chirurgia tiroidea, da alcuni farmaci o da altre malattie autoimmuni.
I sintomi sono simili a quelli della Tiroidite e la diagnosi viene fatta mediante esami del sangue che misurano i livelli di ormone stimolante la tiroide (TSH) e ormoni tiroidei (T4 libero e T3 libero). Un alto livello di TSH e un basso livello di T4 libero indicano ipotiroidismo.
In questo caso è necessario un trattamento con la terapia ormonale sostitutiva per normalizzare i livelli degli ormoni nel sangue.
Tiroidite di Hashimoto: la dieta
L’aumento di peso legato alla Tiroidite di Hashimoto può essere una sfida, ma con una guida esperta ed uno stile di vita sano, è possibile controllarlo e mantenere un peso corporeo equilibrato
Per gestire al meglio tale patologia, il professionista del settore, oltre a considerare il disturbo metabolico che determina un rallentamento del metabolismo, deve tenere conto della natura autoimmunitaria della malattia, dello stato infiammatorio del paziente, la stitichezza, le possibili intolleranze e l’eventuale disbiosi intestinale
Tutte queste componenti rendono molto complessa l’elaborazione di un piano nutrizionale ed è per questo che sconsiglio vivamente il fai da te.
In particolare, in queste situazioni prescrivo un piano alimentare antinfiammatorio mirato alle malattie autoimmuni che prevede l’eliminazione di molte categorie di alimenti per almeno 3 mesi, periodo minimo richiesto per sfiammare l’organismo.
Parallelamente, mediante opportuna integrazione vado a lavorare sulla disbiosi e sull’infiammazione per rendere pronto l’intestino all’inserimento degli alimenti che avverrà in modo graduale nei mesi successivi. Tuttavia il piano dovrà tenere conto del metabolismo rallentato e dell’eventuale attività fisica svolta dal paziente quindi tarato anche per la gestione del peso.
In conclusione sarebbe opportuno rivolgersi ad un professionista del settore come Biologo Nutrizionista per elaborare un programma alimentare equilibrato in queste particolari circostanze.
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