Vegani contro onnivori

vegani contro onnivori

In questo articolo parleremo di dieta vegana perché sempre più spesso mi viene chiesto se mangiare carne fa male e se i latticini devono essere davvero eliminati dalle nostre tavole. Vediamo insieme perché sempre più adulti decidono di diventare vegani e se questa scelta è veramente così salutare.

Prima di tutto esiste la motivazione etica relativa alla salvaguardia ed il rispetto della vita degli animali, la seconda è di natura ecologica in quanto i grandi allevamenti di bovini sono una delle cause principali dell’inquinamento dell’aria che respiriamo dovuta all’enorme produzione di CO2 nell’atmosfera, oltre a generare un enorme consumo delle risorse idriche del pianeta.

Di contro gli onnivori contestano ai vegani il fatto che la loro dieta sia completamente sbilanciata a sfavore delle proteine e che non ci sono studi scientifici che attestino che una alimentazione priva di prodotti animali sia veramente così sana.

Vegani o onnivori, chi ha ragione? 

Cerchiamo di fare un discorso più ampio che spesso viene sottovalutato perché forse troppo scomodo.

Oramai viviamo in un era dove il tasso di inquinamento ha raggiunto tutti gli ecosistemi (aria, acqua, suolo) e che quindi inevitabilmente arriva alle piante, e agli animali e di conseguenza sulle nostre tavole.
Il nostro pianeta è avvelenato dalla continua produzione di rifiuti tossici (scarichi industriali e non) che contaminano il suolo e le acque, per non parlare delle polveri sottili generati dai veicoli utilizzati per il trasporto di merci e persone (aerei, navi, camion ed autovetture) e infine le microplastiche che stanno infestando i nostri mari ed i pesci che ci vivono.

Al di la di un aspetto puramente nutrizionale, che ovviamente mi porterebbe a dare ragione agli onnivori semplicemente per evidenti squilibri causati dall’eliminazione completa di una grossa fetta di alimenti, sembrerebbe che i vegetali, avendo un tasso di inquinamento più basso, siano più sicuri.

Ma siamo veramente così sicuri che i prodotti vegetali siano più salutari ed eco-sostenibili? Scopriamo insieme.

Gli inquinanti organici persistenti nella catena alimentare

Più alta è la posizione dell’organismo nella catena alimentare maggiore sarà la concentrazione di inquinamenti nel suo corpo, soprattutto se parliamo dei famigerati POPs (inquinanti organici persistenti) come il famoso DDT degli anni 70 e le diossine.

Pensate che, Anche se il DDT è stato bandito nel 1972, la FAO nel 1997 ha fissato dei limiti di concentrazione nel latte e nelle uova ad uso umano, questo perché se nelle acque vi sono quantità infinitesimali (qualche milionesimo di mg per litro) di questa sostanza, nei tessuti adiposi degli organismi che si trovano all’apice della catena alimentare, viene accumulata in concentrazioni sempre maggiori. Ossia partendo dagli organismi vegetali come le alghe si passa al plancton, poi ai pesci piccoli, successivamente ai pesci di calibro maggiore fino ad arrivare agli uccelli dove può raggiungere 25 mg per chilogrammo. L’aquila pescatrice ha rischiato infatti l’estinzione a causa degli alti livelli di DDT.

Stessa cosa succede al passaggio degli inquinanti come le diossine presenti nei mangimi, che poi passano nelle carni degli erbivori ed il loro prodotti (come carni rosse e latticini), nel pollame (quindi carni bianche e uova) e nella carni dei pesci di allevamento per poi passare all’uomo dove appunto si accumulano in maggior concentrazione.

Essere vegani fa male?

Attenzione ai prodotti vegetali: le contaminazioni tossiche. Nella dieta vegana i prodotti principali, oltre alla frutta e verdura, sono la soia, i legumi, i cereali e la frutta secca a guscio.

L’aumento di richiesta della soia sta determinando un forte problema di deforestamento soprattutto in Brasile dove è sparito un pezzo della foresta amazzonica (grande come la Germania ed Italia messe assieme) per fare spazio a questo tipo di coltivazioni in quanto prodotto molto richiesto.
Per non parlare del fatto che la maggior parte della soia prodotta (così come il mais) è principalmente geneticamente modificata.

La frutta secca, spesso prodotti in grandi quantità nei paesi più poveri, dove il prezzo della manodopera è più bassa (come gli anacardi in Vietnam e le nocciole in Turchia), è soggetta ad una scarsa cura nella pratiche di stoccaggio e di trasporto, determinando un alto rischio di contaminazioni da alfa tossine.
Queste tossine, prodotte da una famiglia di funghi chiamati aspergilli, sono le più pericolose perché sono genotossiche e provocano il cancro al fegato. Gli alimenti più a rischio sono per l’appunto i prodotti più usati dai vegani ossia la frutta secca a guscio, i legumi (soia e fagioli) e cereali come il mais.

I cereali e gli ortaggi, a loro volta, hanno un altro problema ossia la presenza di glifosato, sostanza chimica che è stata al centro di un forte dibattito, durato per anni, sulla sua pericolosità per la salute umana.
Questo composto è l’erbicida non selettivo più usato al mondo nell’ambito dell’agricoltura già dagli anni ‘70 e dopo il 2001 (data in cui è scaduto il brevetto della casa produttrice) si è diffuso ancora di più.
Nel 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) inserisce il glifosato nell’elenco delle sostanze potenzialmente cancerose (gruppo 2A).
Pochi mesi dopo l’Ente di sicurezza alimentare europea (EFSA), dopo un attento studio da parte di un organo indipendente tedesco, afferma che è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo.
A seguire nel 2016 e 2017 altre 2 agenzie internazionali FAO/OMS e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) si sono espresse per la non cancerogenicità della sostanza pertanto questo diserbante continua ad essere impiegato nelle coltivazioni agricole nella maggior parte dei paesi al mondo anche perché molto economico e facile da utilizzare.
Il secondo punto da chiarire era confermare o no la tesi che questo diserbante che troviamo nella frutta, nella verdura, nei cereali ad uso umano (farine, pasta, pane e prodotti da forno) ed animale (sotto forma di mangimi) potesse essere un interferente endocrino.
Ma anche su questo aspetto l’EFSA nel 2017 lo assolve.

Inquinamento alimentare e fertilità

Non sono dello stesso parere molti studiosi che invece sospettano possibili correlazioni con i problemi di fertilità (sia maschile che femminile sempre in aumento) e che quindi stanno approfondendo l’argomento. Un esempio è lo studio pilota coordinato da ricercatori dell’Istituto Ramazzini di Bologna, con la partecipazione anche dell’Istituto superiore di sanità (ISS), dell’Università di Bologna e di centri di ricerca esteri.
Da questo studio emergono dei risultati interessanti che fanno emergere dei possibili disturbi di infertilità causati da questa sostanza.

Inquinamento alimentare e intolleranze alimentari

Un altro aspetto da non sottovalutare è la possibile connessione tra utilizzo del glisofato e l’aumento delle forme di Gluten Sensitivity, una forma di intolleranza che si presenta con sintomatologia gastrointestinale (meteorismo, dolori addominali, diarrea o stipsi o alvo alterno) ed extra-intestinale (sonnolenza, difficoltà di concentrazione, cefalea, rush cutanei tipo eczema, stanchezza cronica).
L’immunoallergologo Dott. Del Buono spiega che il quadro clinico va in remissione solo con l’eliminazione del glutine dalla dieta. Tale condizione è estremamente frequente nella popolazione generale, molto più della malattia celiaca.
La relazione ipotizzata tra “gluten sensitivity” ed erbicidi sta nel fatto che i diserbanti, mentre agiscono sull’erba vengono assorbiti dal chicco di grano, venendo poi rilasciati nel nostro intestino interferendo con i micronutrienti e attivando il sistema immune.

Vegani e onnivori – chi ha ragione?

Dopo questa lunga digressione sulle problematiche ambientali e di salute degli alimenti anche del mondo vegetale, la mia conclusione su chi abbia ragione tra vegani od onnivori è che, come affermavano i latini, “in medio stat veritas” ovvero, la verità sta nel mezzo.

Un’alimentazione per essere veramente sana dovrebbe essere equilibrata, varia e ispirata alla Dieta Mediterranea (considerata patrimonio dell’Umanità) che prevede principalmente il consumo di cereali integrali, legumi, pesce, uova, frutta, verdura, olio di oliva e saltuariamente carne.

Secondo il mio modesto parere, non esiste nessun “superfood” così come non esiste il “killerfood”, quindi quello che può garantire una vita più lunga e sana sono le nostre scelte consapevoli e la possibilità di influire direttamente sulla ricerca di certi prodotti, costringeremo sempre di più le aziende ad orientarsi verso un agricoltura ed una zootecnia eco-sostenibili per le future generazioni.
La scienza, dal canto suo, deve andare avanti per fornire sempre nuovi dati agli enti regolatori che dovranno spingere i governi verso politiche più restrittive a tutela della nostra salute.

In attesa che tutto questo avvenga, quello che possiamo fare, praticamente, nel nostro piccolo, è di acquistare il più possibile prodotti biologici, sia che si tratti di prodotti animali o vegetali, perché contrariamente a quanto si pensa, in Italia il marchio BIO è ben regolamentato, molto controllato e quindi rappresenta l’unica garanzia in termini di sicurezza alimentare.

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